Direzione scientifica:
Achille Bonito Oliva
Curatore generale:
Giusy Caroppo
Curatore esecutivo:
Rossella Meucci Reale
Progetto allestimento:
Daniela Ferragni
per ARCOTECH Srl, Roma
Layout allestimento e logistica: ROMANO EXHIBIT, Bari
INTRAMOENIA/EXTRA ART - Castelli di Puglia è un evento promosso da
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Ministero dello Sviluppo Economico,
Dipartimento per le Politiche di Sviluppo - Regione Puglia, Assessorato al Mediterraneo
in collaborazione - Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia –
Comune di Barletta
Si ringrazia/Thanks to
Università degli studi di Bari
BANCA Monte dei Paschi di Siena
FAI – Fondo per l’ambiente italiano
IDEAZIONE E PRODUZIONE
Associazione Culturale ECLETTICA CULTURA DELL’ARTE
art director Giusy Caroppo
Via del mare 11 - 70051 Barletta
Tel. 0883 531953
info@ecletticaweb.it
UFFICIO STAMPA e IMMAGINE
MANUAL-
Paola Marino e Pino Pipoli
Tel. 339 3449512
paola.manual@gmail.com
“Ogni anno un gruppo di castelli diverrà ostello e riserva indiana per artisti del contemporaneo, scelti in un'ottica multimediale, multiculturale e transnazionale. In tal modo, si crea un nomadismo culturale che porta i protagonisti dell'arte a viaggiare, a risiedere nel territorio pugliese. La Puglia diventa il teatro di un evento culturale in cui l'arte contemporanea progetta paradossalmente il proprio passato, incontrandosi con la storia dei luoghi. Di questi luoghi. Un grand tour per tutti”. (Achille Bonito Oliva)
Dopo Castel Del Monte, la Daunia con Lucera, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, il Salento con Lecce, Acaya e Muro Leccese, il Grand tour giunge con la sua quarta edizione in Terra di Bari: una prima tappa nel Castello Svevo di Bari con Il Terzo Paradiso, opera collettiva di Michelangelo Pistoletto e Gianna Nannini, quindi a Barletta.
Nel Castello Normanno/Svevo – Angioino/Aragonese, l’esposizione collettiva "On the ground, underground" è un viaggio in superficie e nelle viscere del maniero, ma anche una metafora della fascinosa peregrinazione nei più disparati luoghi geografici e fisici del mondo, tra differenti culture e forme d’espressione.
Progetti site specific, coordinati all’identità e all’architettura del luogo, che sviluppano l’idea delle dimensioni “altre” – dal macro al micro, dall’estremamente terreste, all’ultraterreno o extraterrestre – avvalendosi della suggestione degli enormi spazi della fortezza, tra il verde esterno e i maestosi sotterranei che, appena restaurati, si aprono per la prima volta all’arte in una sorprendente immersione tra storia e contemporaneità.
On the ground – in superficie – ci accoglie la provocazione dolorosa di Betty Bee, che innalza un grande girasole dorato di filo spinato, mentre, tra il verde, strane visioni marziane, racchiuse nei light box di Alessandro Palmigiani, stupiscono adulti e bambini. La cultura occidentale, incarnata nel busto di Federico II, dialoga con un policromo Buddha, risultato delle azioni pubbliche di Shozo Shimamoto. Immateriale, soltanto sonora, è la presenza/assenza dissacrante di Gino De Dominicis, nella piazza d’armi; quindi, nella sala del vecchio forno, la complessa architettura progettuale dei DUENUOVI/Two&New (born), avvicina il mondo dei volatili al caotico sistema degli umani, trovando sviluppi nel campo editoriale, scientifico, didattico, economico, storico, digitale, artistico, aprendosi al pubblico per originali laboratori all’aperto.
Dalla lunga scalinata interna, i sotterranei si offrono grandiosi allo sguardo del visitatore: una prima parte è frutto del recente ed inedito restauro, un secondo versante è eredità dell’antico ripristino dell’intero castello.
Basta “citofonare” per entrarvi: è un trompe l’oeil, figlio del divertissement di Roberto Schiavi. Si va alla scoperta delle tessiture monumentali di El Anatsui, vive la leggerezza dello spazio equivoco – una finestra sul via vai di una strada contemporanea dell’estremo oriente – del padre della video arte cinese Zhang Peili, l’iperrealismo virtuale nel cyberspazio di AES+F Group, le testimonianze concettuali ispirate alla musica di Tullio De Gennaro e le ricerche sul suono di Piero Mottola. Lo sguardo sul mondo reale è nella fotografia dei paesaggi urbani di Domingo Milella, quello metaforico è nel segno, declinato in disparati formati e medium da Annalisa Pintucci.
La circolarità avvolgente della sala S. Vincenzo invita ad interagire con i nano-mandala tecnologici di Victoria Vesna; accanto, le palpitazioni del super eroe fragile di Adrian Tranquilli, angeliche presenze nella pittura di memoria di Luca Pignatelli, le visioni strutturali e sintetiche – quasi ectoplasmi geometrici – di Loris Cecchini, i video-ambienti noir di Maria Pizzi, il dialogo interculturale nelle installazioni di Massimo Ruiu come in quelle di Georges Adèagbo, il carnale rapporto con la natura e i suoi elementi, vitali e fisici, nella video-installazione ambientale di Ernesto Neto.
È Paolo Chiasera a racchiudere semplicemente in un mattone, prodotto dalla combustione del “gesto” dei writers – tracciato su una parete fittizia, alzata a completamento del rudere di un muro di cinta, azione narrata in una videotestimonianza – il flessibile concetto di “underground”, in stretta assonanza con i grafismi che compongono il grande ritratto di Zakaria Ramhani.
Giusy Caroppo